Suoni e Segni d’Intercultura

di Cinzia Sabbatini.

Vi voglio raccontare una storia vera, la mia ( ho solo cambiato i nomi dei miei figli ).

Cinzia, nata a Roma, si è trasferita in una piccola città di provincia del Nord da un po’ di anni, ha la passione per gli immigrati e per il lavoro con persone di diverse culture. Dopo qualche anno incontra Lorenzo, si innamorano e si sposano: nasce prima Marco, bel bimbo vivace, poi dopo qualche anno nasce Stella, è piccolina, ma anche lei non si sta mai ferma…

Nella piccola città di provincia è facile poter frequentare un asilo nido comunale e tutti e due i bambini vengono iscritti, così mamma e papà possono lavorare, ma… un giorno le educatrici del nido di Stella fermano Cinzia e le dicono: “Pensiamo che Stella non senta bene perché quando ci sono rumori forti non si gira, diversamente dai suoi compagni, né si sveglia quando un bambino strilla durante il pisolino pomeridiano. Fate dei controlli”.

Lorenzo e Cinzia iniziano a portare Stella dai medici prima dalla piccola città poi a centri più grandi e poi, in un centro specializzato dove ricevono la diagnosi di sordità. Stella è completamente sorda. In questo caso non servono gli apparecchi acustici, che in genere amplificano i suoni che vengono percepiti da chi ha una sordità parziale. Insieme alla sordità viene quindi, però, prospettata la possibilità dell’impianto cocleare che, con un microchip, può ricreare artificialmente la connessione uditiva e permetterle di sentire. Miracoli della tecnica moderna! Lorenzo e Cinzia accettano serenamente la sordità di Stella, ma scelgono di darle la possibilità di sentire e di parlare come un’udente, quando avrà l’impianto, anche se dovrà fare molta logoterapia. Stella viene operata e inizia a fare logoterapia e a dire le prime parole: finalmente, a 3 anni, dice “mamma” e “papà”. Gli viene però consigliato di affiancare alla lingua verbale la lingua dei segni che può permettere a Stella di cogliere più rapidamente i significati delle parole che le vengono comunicate e di esprimerle con più facilità: in questa età, viene loro spiegato, anche un minimo ritardo nella capacità di cogliere i significati delle parole e di poterli esprimere può portare a un ritardo mentale. Lorenzo e Cinzia accettano, anche se nella piccola città di provincia c’è solo una logoterapista segnante e gli incontri sono poco frequenti. Marco comincia a reclamare una sorellina che possa comunicare e giocare con lui. I suoi genitori gli dicono di avere pazienza.

Poi emerge l’idea di andare a Roma. Cinzia è originaria di quella città, la provincia le va un po’ stretta e ha un papà anziano da non lasciare solo. Scoprono che proprio vicino a casa del papà di Cinzia esiste una scuola specializzata per sordi, ma che non è un “ghetto” ha un insegnamento bilingue LIS-italiano e c’è un’innovativa realtà di integrazione tra sordi e udenti, italiani e stranieri. Nella classe è prevista anche la figura dell’assistente alla comunicazione e dell’educatore sordo che permettono di realizzare una vera integrazione fra i bambini. Cinzia, che lavora per l’integrazione di persone di diverse culture, capisce che là Stella sarà pienamente accolta e pensa quanto potrà essere importante un’esperienza di bilinguismo che garantirà un corretto sviluppo dell’identità dei sordi, pur garantendo l’integrazione con gli udenti che imparano come seconda lingua la LIS (lingua italiana dei segni). Stella sarà accettata pienamente anche con il suo deficit ma nello stesso tempo avrà la possibilità di relazionarsi alla pari con i suoi compagni udenti. Decidono di trasferirsi a Roma con queste intenzioni, ma con tanti timori. Infatti questa scelta comporterà un anno molto difficile in cui dovranno faticosamente reinventarsi i loro lavori e la capacità di mantenere la loro famiglia. Alla fine, comunque, Stella inizia la scuola materna alla scuola di via Nomentana e Marco le elementari in un’altra scuola “normale” del quartiere.

L’inserimento dei due bambini va bene, riescono a trovare presso la ASL di zona una logoterapista molto brava che ha esperienza con i sordi. Dopo un po’ di tempo Cinzia, che per lavoro è abituata, fa il confronto tra il modello di integrazione che c’è nella scuola di Stella e quello che c’è nella scuola di Marco, dove non ci sono sordi ma diversi alunni immigrati. Purtroppo non c’è paragone: pur essendo un genitore della classe e pur lavorando nel settore, solo il quarto anno riesce a promuovere un percorso che crei sensibilizzazione sulle culture di altri paesi. Inoltre lei, abituata a parlare con persone con visioni ampie e aperte alla sensibilità alla diversità, non riesce a sviluppare con i genitori dei compagni di classe di Marco un dialogo che vada al di là dei bisogni quotidiani scolastici. Nella scuola di Stella invece incontra diversi genitori aperti e disponibili e nasce il Comitato genitori che si batte per sviluppare diverse iniziative per promuovere e sostenere l’esperienza di integrazione della scuola.

Alla fine delle elementari decide di mandare Marco nella stessa scuola di Stella, dove da due anni si è aperta anche una succursale della scuola media incentrata sulla stessa esperienza di integrazione. Marco, avendo compagni sordi in classe in un modello di bilinguismo, dopo poco impara molto bene la LIS e a segnare con sua sorella e con tanti altri ragazzi sordi.

La scuola esiste davvero è  in Via Nomentana – ISISS Magarotto un istituto statale specializzato per l’istruzione dei sordi in cui da alcuni anni si svolge un’esperienza all’avanguardia in Italia di inte(g)razione sordi e udenti, italiani e stranieri.

Cinzia Sabbatini- www.intercammini.org

 

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